Cosa abbiamo imparato dal fallimento di FTX?

Cosa abbiamo imparato dal fallimento di FTX?

Verrebbe da dire probabilmente niente, non è la prima volta e non sarà l’ultima che qualche grande società di exchange fallisce per una gestione spericolata.

La certezza è una sola: a rimetterci sono sempre i piccoli investitori attirati dalla promessa di guadagni facili e strepitosi. Anche con le cripto valute e i Token che sembravano rappresentare il futuro e la “democratizzazione” della finanza.

 

Cosa è (era) FTX?

FTX è stata fondata nel maggio del 2021 da da Sam Bankman-Fried, ed era una piattaforma per trading di criptovalute che sul sito cryptodazero.com viene definita come top 5 piattaforme più affidabili e popolari al mondo su gran parte delle piattaforme che fanno classifiche riguardanti gli exchange del mondo crypto.” Verrebbe da dire, pensa un po’ quanto possono essere affidabili le altre.

Oggi, a un anno e mezzo dal lancio sulla home della versione italiana del sito appare questo messaggio: “FTX non è attualmente in grado di elaborare i prelievi. Sconsigliamo vivamente di depositare. I depositi di TRX, BTT, JST, SUN e HT sono disabilitati.”

Insomma in un anno e mezzo la più grande piattaforma di exchange per cripto dopo Binance passa dalle stelle alle stalle, lasciando gli investitori col classico cerino in mano.

 

Cosa è successo?

Ce lo spiega molto bene Arcangelo Rociolà, @arcamasilum su Twitter che ce lo spiega molto bene:

https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/11/11/news/ftx_binance_storia_fallimento-374092941/

“La crisi di Ftx è diventata pubblica con un tweet del 7 novembre. L’autore è Changpeng Zhao, fondatore del più grande exchange di cripto al mondo, Binance”… “Sui social conferma delle indiscrezioni comparse su un giornale di settore qualche giorno prima: Ftx rischia l’insolvenza e lui stesso venderà tutti i suoi token di Ftx.“… “È piuttosto comune che un exchange come Binance possegga token di un altro exchange. Quello delle cripto è un mercato piuttosto interconnesso. Per Changeng il valore dei token di Ftx non c’era più. L’effetto è immediato. Ed è panico. Gli investitori cominciano a vendere le proprie cripto su Ftx: ritirano 6 miliardi in poche ore e condannano la società all’insolvenza. Bitcoin perde il 20%. Scende sotto i 17 mila dollari e l’industria delle cripto brucia 300 miliardi. Ntx (e il suo token Ftt) arriva a perdere il 90% del proprio valore. 

Changpeng con quel tweet ha confermato un report di Coindesk pubblicato il 2 novembre. Ftx è insolvente, sosteneva. La causa è la Alameda Research. Altro elemento a complicare un quadro già complicato, ma essenziale per capire cosa è successo.

Alameda è una società di trading – un hedge fund – fondata nel 2017 da Bankman-Fried, due anni prima che fondasse l’exchange Ftx. E’ il cuore di tutto l’impero del trentenne americano, che ha cominciato a muovere i primi passi come trader a Wall Street. A giugno 2022 Alameda risultava in possesso di 14,6 miliardi in asset.

Ma gran parte di questi asset, si è scoperto poi, erano token di Ftx (Ftt). Asset che le hanno consentito di accedere a 7,4 miliardi di dollari di prestiti, scrive Reuters. Ma con il crollo del mercato delle cripto, e con il crollo conseguente del valore delle società che offrono servizi di compravendita di criptovalute, quei token (che possiamo considerare come se fossero le azioni di quelle società) hanno cominciato a valere sempre meno. Tanto da rendere impossibile ripagare i debiti. “

se volete trovate l’articolo completo a questo link:

https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/11/11/news/ftx_binance_storia_fallimento-374092941/

Quindi?

Quindi niente di nuovo sotto il sole. Investimenti altamente volatili, gestioni aziendali spericolate e non proprio trasparenti, utilizzo di prodotti e derivate finanziari scarsamente regolamentati e possibilmente una sede legale in paesi  che sposano la filosofia del “lassez faire” alle società finanziarie: le ricette per il fallimento sono sempre quelle.

Sarebbe facile puntare il dito contro le criptovalute, ma con una gestione del genere si sarebbe andati incontro a un disastro simile anche se la piattaforma fosse stata dedicata al trading di servizi finanziari non connessi solo al mondo crypto.

La combo, disastrosa per gli investitori, si va a a collocare in un momento di forte sofferenza del mercato delle criptovalute, con bitcoin che in questo momento lascia per strada il 60% del valore rispetto alle punte massime dell’anno scorso, l’onda d’urto è forte ed è difficile valutare le conseguenze a lungo termine e se si innescherà un effetto domino che andrà a scatenare un effetto domino che andrà a coinvolgere altre società del settore.

Ad oggi sembra che le perdite globali che andranno a coinvolgere gli investitori, dei quali centomila solo in Italia, supererà i 30 miliardi, con possibilità prossime allo 0 di recuperare anche solo in parte il capitale investito.

 

Quale morale?

Una e una sola, che ripetiamo in continuo da anni: il rischio deve essere sostenibile rispetto alle capacità di perdita dell’investitore.

Affidarsi a servizi che più che di investimento si occupano di speculazione finanziaria può comportare perdite che superano addirittura l’investimento iniziale. Può un risparmiatore normale accollarsi un rischio del genere? ovviamente no.

Quindi, pensiamo bene a cosa stiamo facendo quando decidiamo di investire, i guadagni sono possibili ma spesso aleatori e le perdite nono sono sostenibili. Pensiamoci bene prima di fare “all in” coi nostri risparmi.

Meglio diversificare e puntare a rendimenti meno spaziali ma più realistici, con prodotti che non mettano così a rischio il capitale investito.